CRIMINOLOGIA e DIRITTO

Il delitto seriale

images?q=tbn:ANd9GcRy8RpG8gZP4VoVrtpiVSp8FjQL5f6pH2B2Z4b7bRvX-OgodDANqZRH6tu2Il delitto seriale è una delle espressioni più inquietanti e misteriose della criminologia. Sono soprattutto l’efferatezza dei crimini e la mancanza di un movente, almeno apparente, a suscitare interrogativi sia all’uomo di strada che nella mente degli specialisti.
I serial killer hanno la soprendente peculiarità di sembrare persone normali, con atteggiamenti comuni ed una esistenza che potrebbe definirsi anche banale, piegata dalla morsa della quotidinaità.

Quello degli omicidi seriali costituisce uno degi enigmi della cultura contemporanea. Coloro che si sono approcciati allo studio di tale materia hanno, prima di tutto, cercato di collegare il comportamento violento ad anomalie di origine organica, ma con poco successo. Sono state, inoltre, sollevate ipotesi di alterazione della attività celebrale (traumi cranici, lesioni al cervello), anomalie genetiche causate da una sovrannumerazione del cromosoma Y. Oggi si tende, inizialmete a guardare l’ambiente in cui il soggetto è cresciuto.

Il termine Serial Killer vede la luce negli Stati Uniti agli inizi degli anni Ottanta, sull’onda dellaimages?q=tbn:ANd9GcRmdR9JF17GkhD23e6bJEoL1PHTjl_V2x0jkHa3kps0RBL56H7ZQw preoccupante crescita dei delitti seriali. Il primo ad usare questo termine fu Robert Ressler, ex agente dell’F.B.I. che, andato in pesione, nel 1992 pubblicò “Whoever fight monster” (Chi combatte i mostri) che divenne presto un best-seller. Negli States, il numero degli omicidi si aggira intorno ai ventimila casi all’anno e, circa 1/3 è commesso nei confronti di persone estranee all’omicida, categoria titpica dei Serial Killer. Un omicida seriale colpisce, prevalentemente, soggetti deboli (prostitute o anziani) prediligendo anche particolari categorie come gay o preti.

il comune denominatore di questi omicidi è l’efferatezza con cui l’omicidio viene commesso. Un omicida seriale poche volte, quasi mai, utilizzerà armi da fuoco per annientare la vittima, preferendo lo strangolamento, le torture, le mutilazioni. A quesi possono seguire atti di cannibalismo o necrofilia.
La motivazione più profonda è, spesso, l’appagamento di fantasie sessuali che ruotano attorno ad idee di dominio, violenza, controllo.

Oggi, in criminologia, usiamo il termine Serial Killer per riferirci a coloro che uccidono in serie più persone, in un arco temporare che varia da ore ad anni, e per distinguerli dai spree killer (assassino compusivo) che uccidde, in una sola volta, due o più persone in luoghi differenti, e dal mass murderer (assassino di massa).

images?q=tbn:ANd9GcQ6lkTA0YqDKJeYCB_mTBLpyQ1go3dcpm8pD0ZSh5XybhCZMmIvY3xJD4smProvando a delineare il profilo di un serial killer, possiamo dire che costui è un maschio (anche se abbiamo avuti casi di donne, ma in numero più ridotto), bianco;ha commesso il suo primo omicidio all’età di 25 anni; ha un conflitto di sessualità; ha subito episodi di violenza durante la sua infanzia; nella sua infanzia prediligeva operare torture sugli animali; ha un elevato tasso di piromania. Sul piano dei rapporti familiari, si può constatare una notevole fragilità; ha rapporti conflittuali con l’altro sesso ed è molto vicino alla asocialità.

 

 

I Serial Killer sono classificati secondo il loro modus operandi, e questo è racchiuso in sei principali categorie:

1) Visionario: colui che uccide poichè indotto da “messaggi superiori” e, quindi, guidato da forze sovrannaturali;

2) Missionario: colui che uccide per una sua personale visione etico-morale;

3) Edonista: colui che uccide per piacere;

4) Dominatore: colui che uccide perchè spinto dal potere che sente di avere sulle sue vittima;

5) Sadico sessuale: colui che trae un piqacere sessuale nel torturare le sue vittime;

6) Sadico terrorizzatore: colui che si sente gratificato dalla sofferenza che determina sulla vittima.

Il Serial Killer può essere organizzato (se non lascia nulla al caso ma cura al massimo la sua azione) o disorganizzato (non agiscono su premeditazione, ma uccido a caso rispondendo ad un loro impulso).images?q=tbn:ANd9GcQXbtBbGGukxcjQe7DmPoYSboPJHXKJsnormiKFc1vGnAqnmdV7-Q
 
Una delle domande più diffuse che vengono poste quando si tratta di questa materia è: i Serial Killer sono capaci di intendere e volere?
Quando si lavora su un serial killer, la prima cosa da fare è capire se si tratta di persone normali, che uccidono coscientemente, oppure se sono affetti da disturbi mentali che lo portano a comportarsi in un certo modo. Ci sono, dunque, diverse tesi in materia. C’è chi sostiene che i Serial Killer uccidono perchè provano un profondo piacere nel compiere i loro crimini e, quindi, continuano per non interropere quel piacere. Altri, invece, sostengono che gli assassini seriali sono affetti dalla c.d. Serial Killer syndrome nei quali hanno influito fattori genetici, sociali, ambientali. Altri ancora hanno riscontrato nei Serial Killer una personalità multipla, dove l’una prenderebbe il sopravvento sull’altra in determinate occasioni.
 
images?q=tbn:ANd9GcQ3QuU5oU0qnrQWhqeoKVZ25BKjP_ypI9A8whGY8Zuk93_9ZXlqiAAnche se, nell’immaginario collettivo, lo stereotipo di un Serial Killer è dato da Jack lo Squartatore, in realtà le cose sono ben più complicate e, per certi versi, misteriose poichè, nonostate i modelli e le teorie, ci sono comportamenti distruttivi che sfuggono a qualunque logicca.